L’acquedotto dell’Acqua Vergine dalla periferia Est di Roma ai monumenti come Fontane di Trevi e Barcaccia
Avete mai sentito parlare di questo acquedotto dal nome particolare? O almeno letto il suo nome nei libri di scuola? Quello dell’Acqua Vergine è il sesto degli undici acquedotti romani antichi. È uno dei più importanti sistemi idrici del passato, tuttora operativo. Fu costruito da Marco Vipsanio Agrippa, generale e genero di Augusto, per rifornire le sue Terme in Campo Marzio. Venne inaugurato il 9 giugno del 19 a.C.
L’origine del nome è leggendaria e ci sono varie ipotesi. La prima, secondo l’autore latino Frontino, fu il ricordo di una fanciulla, virgo in latino, che avrebbe indicato ai soldati di Agrippa dove trovare le sorgenti, a quel tempo sconosciute. La seconda è legata a un’edicola, ovvero un tempietto, eretta nei pressi in cui fu edificata la Torre di Salone. All’interno del tempietto, l’immagine della ninfa delle sorgenti. Si tratta di storie più o meno edulcorate. Verosimile, invece, è l’accostamento alla purezza e leggerezza dell’acqua, senza impurità del calcare, ipotizzata da Flavio Cassiodoro, politico e scrittore romano.
Aqua Virgo, 20 km di acquedotto da Salone al Pincio
L’acquedotto dell’Acqua Vergine capta le acque dalle sorgenti dell’VIII miglio della via Collatina (località di Salone). L’intero percorso dell’acquedotto misurava 20 km circa, quasi completamente sotterraneo, tranne l’ultimo tratto esterno visibile del Campo Marzio. Dopo un lungo e tortuoso giro, partendo dalla via Collatina e attraversando Portonaccio, Pietralata, la via Nomentana e la Salaria, giungeva a Roma alle pendici del Pincio, dove si trovava la piscina limaria, il bacino di decantazione. La famosa Chiocciola del Pincio, conduce tuttora al condotto sotterraneo.
Oggi, l’acquedotto dell’Acqua Vergine, dell’Aqua Virgo ha prevalentemente la funzione di alimentare alcune delle più celebri fontane romane, come quella di Trevi, Barcaccia, dei Quattro Fiumi e del Nicchione. Porzioni sono visibili sotto l’edificio della nuova Rinascente (via del Tritone, 61) e nell’area archeologica del Vicus Caprarius. Non male per farci un salto a vederlo, che ne dite?
Sara Fioravanti